OMAR PEDRINI
Omar nasce a Brescia, sul lago di Garda, da Daria (proveniente da una famiglia di musicisti e liutai) e Roberto (intellettuale con l’hobby della poesia). La sorella dipinge col nome di Pepa.
Omar ha un figlio di nome Pablo.
Si diploma al liceo classico Arnaldo di Brescia.
Realizza nove album con i Timoria (2 dischi d’oro) e un album da solista dedicato alla beat generation, incrociando musica e poesia.
Dal 1997 è direttore artistico del Brescia Music Art, festival della contaminazione tra le arti, oramai punto di incontro tra le varie discipline artistiche e consolidato riferimento per gli appassionati di letteratura, cinema, teatro, pittura, musica e comunicazione. Il festival, da realtà sotterranea, è oggi un importante crocevia per affermati artisti di tutto il mondo.
Sulla falsa riga del festival Omar conduce “Contaminazioni”, programma televisivo settimanale sulle frequenze satellitari di Match Music.
Nonostante gli impegni artistici, trova il tempo di superare nove esami alla facoltà di scienze politiche a indirizzo storico filosofico dell’Università Statale di Milano ed è punto fermo della Nazionale Italiana Cantanti.
Ha aperto una sua casa di produzione musicale la Omar Gru che ha già prodotto cinque giovani artisti.
Omar ha una grande passione per i vini e da intenditore ha perfino tenuto una conferenza nell’ambito del Vinitaly a Verona.
Nel 2001 ha pubblicato con i Timoria dal titolo “El Topo Grand Hotel” concepì album psichedelico che ha contato sulla collaborazione di molti artisti americani: più che un disco un film.
Sono innumerevoli gli artisti, di ogni provenienza ed estrazione che negli anni hanno lavorato con i Timoria.
Nel 2003, Omar prende un periodo di vacanza dai “Timoria” per dedicarsi a progetti musicali inediti e comincia a dare forma ad un nuovo album interamente suo, sotto la guida di Franco Testa, che verrà pubblicato nella primavera del 2004.
2006: dopo un periodo di buio e luce e anticipato dal singolo “Shock” il 26 maggio esce “Pane burro e medicine” (Carosello Records), esce il nuovo album di Omar Pedrini composto da nove canzoni inedite caratterizzate da sonorità elettro – rock.
Che si tratti del disco della rinascita artistica lo dimostra anche la coincidenza quasi perfetta con il compleanno del cantante bresciano, che il 28 maggio compirà 39 anni.
"Non ho saputo resistere al richiamo del sacro fuoco della musica" - racconta Omar - "Ho accettato la proposta della Carosello, perché quando ero sotto contratto con una major pativo il fatto di essere considerato il più piccolo fra i giganti; invece per questo disco posso contare su tutte le energie umane e artistiche di una fra le etichette discografiche indipendenti più prestigiose d’Italia".
L’album “Pane burro e medicine” è la seconda opera “post Timoria” di Pedrini dopo l’esordio da solista nel 2004 con “Vidomàr” (in realtà è il terzo disco registrato senza i Timoria, calcolando l’esperimento musical-letterario “Beatnik” del 1996) e inevitabilmente è intriso delle emozioni che Omar ha vissuto in questi ultimi due anni.
"Parafrasando Fellini, io riesco a essere autobiografico anche quando parlo di una sogliola. In “Pane burro e medicine” canto la mia esistenza con l’entusiasmo di un uomo che ricomincia a vivere, seppure dovendo prendere medicine per colazione. Tempo fa Bevilacqua ha scritto che ero un giovane vecchio: oggi io mi sento un arzillo vecchietto».
“Pane burro e medicine” è un disco ricco di dediche da parte di Omar e di riferimenti legati alla sua vista artistica e privata.
Una canzone (“Dimenticare Palermo”) è dedicata alla storia d’amore fra Bertrand Cantat (cantante dei Noir Désir) e l’attrice Anne Marie Trintignant (figlia di Jean Louis Trintignant), che lui ha ucciso, pare, in un raptus di gelosia. "Mi ha sconvolto sapere che un amore così grande ha avuto un epilogo cosi tragico» - afferma Omar - "ho conosciuto personalmente Bertrand e il ricordo che ho di lui non collima con l’immagine del mostro rilanciata da quasi tutti i media: certamente non può essere assolto per il suo delitto, ma credo che sia stata una tragedia della gelosia e della pazzia... non della cattiveria. In questa canzone, per una volta ho provato a immedesimarmi nel carnefice e non nella vittima". |