Il 1969 e il 1970 segnano una tappa importante non solo nelle edizioni del Festivalbar, ma anche nella carriera di Lucio Battisti che trionfa per due anni di seguito, rispettivamente con “Acqua azzurra, acqua chiara” e “Fiori rosa fiori di pesco”.
Entrambi i brani sono il frutto di una perfetta combinazione che rappresenta, tutt’oggi, un prestigioso marchio di fabbrica: testi di Mogol e musiche di Battisti. La straordinaria capacità del primo di fotografare situazioni, racconti di vita, e di parlare per immagini, unita al talento del secondo nello sviluppare melodie che strizzavano l’occhio al rhythm and blues e al folk d’oltreoceano, non può che portare a un successo travolgente.
La coppia Mogol/Battisti spezza il legame con la tradizione musicale nazional-popolare, dando vita a canzoni che, oltre a conquistare le classifiche di vendita, costituiscono una svolta nel panorama italiano. Siamo di fronte a due innovatori, autori, tra l’altro, di altri due brani in gara al Festivalbar del 1970: “Per te” di Patty Pravo e “Sole giallo, sole nero” della Formula 3.
Nella stessa edizione, c’è un altro grande artista in gara, anche lui, seppur in maniera diversa rispetto a Battisti, un rivoluzionario. Un pianista, un compositore, pioniere geniale di una nuova corrente della canzone italiana. Viene da Milano, di professione medico, si chiama Enzo Jannacci e partecipa con “Mexico e nuvole”.