Art Kane (all’anagrafe Arthur Kanofsky) è stato uno dei maestri indiscussi della fotografia, tra moda, musica e impegno civile.
Kane è sempre andato oltre lo scatto: attivo dagli anni Cinquanta ai Novanta, non si è limitato a immortalare le grandi rockstar, ne ha dipinto veri e propri ritratti, regalandoci favolose istantanee di Bob Dylan, Sonny & Cher, Aretha Franklin, Frank Zappa, Jim Morrison, Janis Joplin, Rolling Stones e Who.
Mi sono sempre considerato un illustratore, un fotografo elevato con l’obiettivo di creare immagini che riflettano l’essenza di un’idea… Ho voluto interpretare l’umanità piuttosto che limitarmi a immortalarla.
Art Kane è stato uno sperimentatore, un provocatore (motivo per cui non era sempre ben visto dalle riviste dell’epoca), ma proprio per il suo essere rivoluzionario, con un approccio decisamente visionario, ha rappresentato un modello da imitare. Kane ha messo a punto, trent’anni prima della fotografia digitale, la tecnica del “sandwich”, sovrapponendo due o più diapositive e posizionandole al contrario o sottosopra nello stesso telaio, regalandoci immagini oniriche e senza tempo.
Devi catturare le persone… afferrarle, plasmarle in quello che vuoi dire su di loro.
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Una delle sue opere più celebri è “Harlem 1958”, la foto che permise di radunare, per un servizio su “Esquire”, 57 jazzisti tra i più grandi del mondo, tra cui Count Basie, Mingus e Monk.
La storia di quella foto è raccontata in un documentario del 1994, “A great day in Harlem”, e a novembre, in occasione del sessantesimo anniversario dello scatto, uscirà per Wall Of Sound Editions il libro “Art Kane. Harlem 1958-The 60th Anniversary Edition”, a cura del figlio di Art Kane, Jonathan, con prefazioni di Quincy Jones e Benny Golson, una delle due leggende ancora viventi, insieme a Sonny Rollins, di “Harlem 1958”.
E se state cercando di ricordare in quale film si parla di questa foto, provate a ripensare alle vicende di Viktor/TomHanks costretto a restare all’interno dell’Aeroporto Internazionale “John Fitzgerald Kennedy”…