Quindici anni di storia dei Queen in una pellicola. “Bohemian Rhapsody“, il film di Bryan Singer, fa molto parlare di sé, dividendo il pubblico tra chi lo ama incondizionatamente e chi si concentra, invece, sulla congruenza tra i fatti raccontati e quelli realmente accaduti.
In questa sede vogliamo andare oltre queste considerazioni, anche perché non si tratta di un biopic, pertanto va gustato come un bel film che mette al centro di tutto la musica e un personaggio che ha saputo incarnarla come pochi altri.
Freddie Mercury, per carisma e talento, rappresenta un fenomeno irripetibile, lo dimostra il fatto che la performance del Live Aid rimane uno dei live più importanti della storia (da sapere: la scena del celebre concerto, nel film, è stata ripresa in un unico ciak).
Quello che “Bohemian Rhapsody” evoca, inoltre, è una profonda nostalgia per l’epoca d’oro delle rockstar. Con l’annullamento della distanza tra l’artista e il pubblico, in qualche modo è sparita anche la possibilità di sognare.
La scena in cui il manager dei Queen legge la lista dei nomi che partecipano al Live Aid è emblematica: da David Bowie agli Who, da Elton John a Madonna, l’elenco è da capogiro.
Ma il 13 luglio 1985, di fronte a 75.000 persone e due miliardi e mezzo di ascoltatori, furono i Queen a lasciare davvero un segno profondo. Come dichiarato successivamente da Elton John: “quel giorno Freddie Mercury rubò la scena a tutti!”.