Ghali è tornato con un album, “DNA”, che sembra indicargli la rotta giusta, puntando verso le origini.
Origini che rimandano alle sue radici e a quel percorso che lo ha portato dalla periferia di Milano – Baggio, per la precisione – ai red carpet e ai vertici delle classifiche.
Colui che ha spalancato le porte alla trap – e agli esordienti del settore – ora è pronto a raccontare il lungo silenzio in cui si è chiuso per tre anni.
Lo fa attraverso le sue canzoni, in cui lascia emergere il buio della crisi che spesso segue un successo travolgente. Come nella title track, in cui canta “Il successo è una droga che va sempre di moda” e ancora “Oggi gli amici vanno e vengono / Quelli veri non ti vendono”.
“DNA” è un viaggio attraverso 15 tracce molto diverse dall’esordio con “Album” (2017), caratterizzato dalla produzione firmata Charlie Charles (Mahmood, Sfera Ebbasta, Fabri Fibra e Dardust).
Abbandonate sonorità arabeggianti, l’artista di origini tunisine si è avvalso – tra gli altri – della collaborazione di artisti del calibro di Salmo (“Boogieman”), tha Supreme (“Marymango”) e di un produttore come Michele Canova (Jovanotti, Tiziano Ferro, Marco Mengoni).
Così, allontanandosi dalla trap per abbracciare sonorità più spiccatamente pop e hip hop, Ghali si mette in gioco, narrando ansie e smarrimento in maniera onesta e senza strizzare l’occhio alla retorica.