I Red Hot Chili Peppers torneranno in studio a fine mese per un nuovo album, dopo due anni di pausa dall’uscita di “The Getaway”. Lo ha annunciato Anthony Kiedis, frontman della band, al New York Post, senza però svelare ulteriori dettagli in merito. Si tratterebbe del terzo disco con Josh Klinghoffer alla chitarra al posto di John Frusciante, uscito dal gruppo, per dirla alla Brizzi, dopo “Stadium Arcadium”.
Come vi abbiamo raccontato in un recente articolo, i Red Hot avevano incendiato il pubblico del Festivalbar nel 1999, portando “Around The World” e “Scar Tissue”, dal fortunato disco prodotto da Rick Rubin, “Californication”.
“Scar Tissue” è anche il titolo della bellissima autobiografia di Anthony Kiedis, una storia funky e scapestrata in cui lo stesso Kiedis si mette a nudo con sincerità, narrando la sua vita senza ipocrisie.
Ne viene fuori un racconto appassionato e scorrevole, fatto di eccessi ma anche di riflessioni profonde sull’amore, l’amicizia e, naturalmente, sulla musica e sulle persone con le quali ha potuto realizzare un sogno chiamato Red Hot Chili Peppers.
Ne riportiamo alcuni estratti, tra i molti che ci hanno colpito.
Tutti loro, Flea, John, Chad, sono per me un ponte verso Dio, e non c’è nulla che farei per cambiare una di queste persone o le esperienze che ho avuto con loro. Ciascuno di loro mi ha dato amore, musica e la vita migliore che avrei mai potuto sperare di avere.
Mi rendevo conto di aver buttato via tante cose nella vita, ma sentivo anche un silenzioso legame con la mia città. Passavo tanto tempo a vagare per le strade di L.A. e a camminare sulle Hollywood Hills da avvertire un’entità non umana, forse lo spirito di quelle colline e della città che vegliava su di me. Ero un solitario nel mio gruppo, ma intorno a me avvertivo la presenza del luogo in cui vivevo.
Cominciai a mettere insieme le parole per una poesia e a cantarle in una melodia mentre percorrevo la superstrada. Giunto a casa, presi il mio taccuino e scrissi tutto quanto con la struttura di una canzone, anche se si trattava più di versi che avevano a che fare con le mie angosce.
…e fu così che nacque “Under The Bridge”
Nina [Hagen] era un’anima saggia e si era resa conto di quanto ai tempi fossi giovane e inesperto. Così mi donava sempre preziosi insegnamenti, non sotto forma di prediche, ma prendendo spunto dalle diverse situazioni. Un giorno, mentre osservavo il suo armadio con tutti quei folli vestiti, trovai una giacca esotica di valore. “Favolosa!” commentai.
“Prendila. Puoi prenderla” mi disse.
“Ferma, non posso. È la giacca più bella che c’è qui” obiettai.
“È per questo che te la do” insistette. “Fare regali è importante; crea un’energia positiva. Se hai un armadio pieno di vestiti e vuoi tenerli tutti, la tua vita sarà meschina. Ma se nel tuo armadio pieno qualcuno vede qualcosa che gli piace e glielo dai, allora il mondo sarà migliore.”
Arrivavo da una dura scuola e la mia filosofia non era dare, ma prendere. Il fatto che qualcuno volesse donarmi la sua cosa preferita fu una tale rivelazione che mi rimase impressa per sempre.