DAVE GAHAN: L'INTERVISTA

Quattro anni dopo il chiassoso 'Paper Monsters' (un disco troppo guitar-oriented per i gusti di chi, da quel lontano 1980, ha sempre visto in lui un cardine della rivoluzione sintetica-digitale), Dave Gahan è tornato nelle scorse settimane sulle scene con il raffinato 'Hourglass', sorta di album della riappacificazione tra le alchimie dark-elettroniche della sua band-madre e un certo cantautorato di ricerca stile David Sylvian.

Ovviamente abbiamo fin qui omesso di dirvi che Gahan è “anche” il cantante dei Depeche Mode ma - a meno che non abbiate vissuto in un buco nel corso degli ultimi ventisette anni - questa è una notizia che non dovrebbe arrecarvi particolari sconvolgimenti intellettuali. Dato per scontato tutto ciò, passiamo pure all'intervista vera e propria...

Di solito i cantanti di gruppi famosi fanno dischi solisti per noia o per sfuggire alla routine massacrante delle loro band d'appartenenza. Prendi Mick Jagger, ad esempio...
“Capisco cosa vuoi dire ma ti assicuro che nessuna delle tracce di 'Hourglass', a parte una, ha iniziato a circolarmi in testa quando ero ancora impegnato nell'ultimo world-tour dei Depeche Mode. Quindi deduco che, all'epoca, mi divertissi già a sufficienza con il mio gruppo principale: non per niente abbiamo tenuto ben 124 concerti in giro per il globo!”.

Dunque quando è nato esattamente 'Hourglass'?
“L'anno scorso, a New York, durante otto settimane di duro lavoro. 'Saw Something', la canzone che apre il CD, era già stata abbozzata in qualche mia agenda ma tutto il resto è venuto alla luce soltanto nella Grande Mela. Le cose sono andate lisce dall'inizio alla fine perché non era nostra intenzione (Dave ha lavorato assieme a Christian Eigner e Andrew Philipott, suoi collaboratori di fiducia, Nda) realizzare un 'album' vero e proprio ma solo sperimentare in assoluta libertà su tutto ciò che ci passava per la mente”.

Un metodo anomalo se paragonato al perfezionismo semi-maniacale dei Depeche Mode...
“Puoi ben dirlo... Con Martin (Gore, Nda) e Fletch (al secolo Andrew Fletcher, Nda) ogni volta che entriamo in studio non sappiamo mai quando rivedremo la luce del giorno! Il percorso in casa Depeche Mode è molto più lungo e, credimi, circolano fin troppi 'provini' prima di arrivare alla canzone definitiva”.

Mai pensato di “lasciarvi andare” anche voi?
“Il punto è che non potremmo muoverci diversamente: bocciare a caldo l'idea di qualcun altro, infatti, potrebbe avere gravi ripercussioni sulla democrazia della band. E allora mediamo tra di noi, agiamo con diplomazia, perdiamo un mucchio di tempo (ride, Nda)...”.

Nonostante la rapidità con cui sia stato composto, paradossalmente 'Hourglass' è l'album più depechemodiano della tua ancora breve carriera solista...
“Ehm, ottima osservazione ma, davvero, non so cosa risponderti... Ai tempi di 'Paper Monsters' (il debutto di Dave del 2003, Nda), forse, prendevo la vita in maniera più conflittuale e facevo di tutto per allontanare da me l'ombra invadente degli stessi Depeche... Adesso, invece, mi sento più a mio agio con me stesso e non ne faccio una malattia se i critici continueranno a vedermi come il frontman di quella band finché campo...”.

“Più a mio agio con me stesso”... Ok, ma da qui a descrivere 'Hourglass' come un'opera serena e rappacificata, direi che ce ne passa!
“Sì, il disco suona ancora parecchio cupo e malinconico – e talvolta pure molto sensuale! - perché sentivo ancora questo bisogno di tornare ad esplorare la mia parte oscura. 'Hourglass', infatti, è molto catartico da questo punto di vista. E non potrebbe essere che così dato che io ho sempre l'abitudine di svegliarmi abbacchiato al mattino, di vedere tutto nero senza passare quasi mai per il grigio...”.

Cosa ne pensano i tuoi fedeli compari del tuo secondo solo-album?
“So per via diretta che a Fletch è piaciuto molto: non per niente me lo ha detto lui stesso, qualche giorno fa a Londra! E nel corso di quella conversazione sono venuto a sapere che pure Martin lo aveva gradito non poco... Ma su quest'ultima cosa non ci metterei la mano sul fuoco: magari Fletch mi ha preso in giro!”.

Dopo il disco, seguirà anche una breve tournée mondiale a firma Dave Gahan?
“No, te lo posso escludere fin da ora. Ho bisogno di rilassarmi dopo le fatiche accumulate con i Depeche Mode e con la promozione di 'Hourglass'. E poi sono curioso di starmene a casa, a leggere su internet, i commenti dei miei fan. A proposito, chissà come la gente reagirà la gente ad un'opera come questa...”.

La tua, ovviamente, è una domanda di tipo artistico. Non credo che le vendite ti preoccupino più di tanto, a questo punto della tua vita...
“Beh, il fatto è che non tutti possono ambire alle mie libertà lavorative. Voglio dire: 'Hourglass' me lo sono finanziato completamente da solo senza pretendere un centesimo dalla mia label. Una volta finito il lavoro, ho chiesto alla Virgin di promuoverlo decorosamente. Tutto qui. Ma il music-business, nel 2007, è un grosso casino: etichette che spariscono, gruppi che non riescono ad arrivare al secondo disco, gente che rischia di perdere il lavoro da un giorno all'altro, etc. Se i Depeche Mode fossero nati due o tre anni fa, sarebbe stata molto più dura anche per noi...”.

Prevedi una soluzione a breve termine?
“No, il danno ormai è fatto ed ora ci vorrà del tempo per riportare la Musica ai fasti di una volta. E non è nemmeno detto che questo ri-accada di nuovo. I talenti esistono pure al giorno d'oggi ma è il Sistema ad essere totalmente in crisi. Oppure sono io che resto pessimista di natura...”.

(13 novembre 2007)

 
 
 
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