JOHN LORD: L'INTERVISTA
Dopo un'attesa prolungata nel tempo che aveva fatto temere più di un fan su di un suo ipotetico “pensionamento” o su di una sua carriera ormai lanciata su lidi prettamente “classici” (vedi l'album 'Beyond The Notes' del 2004), Jon Lord, il vecchio leone dei Deep Purple, è tornato recentemente sulle scene pigiando i tasti del suo Hammond per il gruppo blues degli Hoochie Coochie Men.
L'uscita del frizzante 'Danger: White Men Dancing' (Edel) ci ha dato l'opportunità di raggiungere il leggendario organista e farci raccontare qualche gustoso retroscena sulla sua band più celebrata, oltreché dei suoi prossimi progetti.
Perché, come Jon Lord insegna, la vita talvolta può anche ricominciare a sessantasei anni...
Finalmente sei tornato a far parlare di te grazie all'ausilio del tuo fun-project...
“Well, ho semplicemente seguito il corso delle cose. Il successo di 'Live At The Basement' (2003) è andato oltre le nostre più rosee aspettative e così Bob (Daisley, il bassista. Nda) ha pensato di riprovarci scrivendo altro materiale. Una volta ricevuti i suoi demo, ho registrato le mie parti di Hammond in uno studio di Londra e, nel giro di poco tempo, ecco che il nuovo album era già bello che pronto. Lasciami però obiettare sul termine 'fun-project': gli Hoochie Coochie Men, infatti, non sono la mia band...”.
E di chi sono allora? Il tuo nome è scritto a caratteri cubitali sulla copertina del disco...
“Ok, nonostante il mio ego sia stato decisamente gratificato da quella scelta grafica, io resto solo un semplice 'special guest' (ridacchia, Nda)... Gli Hoochie Coochie Men, in realtà, sono una blues-band molto conosciuta in Australia con una loro storia alle spalle. Quando quattro anni fa mi sono unito a loro, il carattere del gruppo si era già formato attorno al chitarrista Tim Gaze e al batterista Rob Grosser che, tra l'altro, sono pure i titolari del marchio”.
'Live At The Basement' era essenzialmente un disco divertente e disimpegnato, come potrebbe esserlo una serata al pub passata in mezzo a degli amici. Trovi invece che in 'Danger: White Men Dancing' emergano delle ambizioni artistiche vere e proprie?
“Beh, questo è un album realizzato in studio quindi non abbiamo dovuto basarci sugli umori della gente in sala o su quanto avesse bevuto il nostro chitarrista prima di salire sul palco (sghignazza, Nda)! Eppure il carattere fondamentale di 'Danger...' resta quello della spontaneità a tutti i costi. Io stesso, mentre ero in sala di registrazione, raramente sono andato oltre la seconda 'take' prima di scegliere quale parte mettere su disco”.
Nel CD compaiono due brani – 'Over and Over' e 'If This Ain't The Blues' – in cui canta un certo Ian Gillan... Opinioni a riguardo?
“Niente di clamoroso, per carità: è stata una collaborazione nata in allegria. Ormai sono anni che non suono più nei Deep Purple ma Gillan, Paice (il batterista, Nda) e Morse (il chitarrista, Nda) restano comunque dei miei cari amici. Così, sapendo che Ian ha sempre amato definirsi un blues-singer piuttosto che un divo dell'hard-rock, un bel giorno gli ho telefonato chiedendogli di cantare in quei due brani. Inutile che ti aggiunga che lui ha subito accettato con entusiasmo...”.
A proposito, perché nel 2001 abbandonasti definitivamente il gruppo per il quale sarai sempre ricordato?
“Beh, c'era questo tour statunitense da intraprendere ed io, molto semplicemente, non me la sentii di parteciparvi. In quel periodo avevo un dolore lancinante alla schiena che mi impediva persino di camminare; sai, avevo trascurato quel malanno per gran parte degli anni Novanta ed a quel punto ne stavo pagando il conto tutto in una volta... Insomma, mi ero stufato di rischiare o di mettere a repentaglio la mia salute solo per una questione di puro business o di contratti già firmati”.
E i Purple come la presero?
“Capirono il mio problema ed io, in cambio, gli aiutai a trovare un sostituto che alla fine si sarebbe rivelato Don Airey (ex-Rainbow, Nda)... Nell'estate del 2001 la mia avventura con loro era ufficialmente giunta al termine ma, perlomeno, la nostra amicizia non ne risentì”.
Cambiando argomento, avete già in programma un tour come Hoochie Coochie Men?
“Uhm, se ne era già parlato nel 2004 ma, alla fine, non riuscimmo ad organizzarci come si deve. Stavolta ci ritenteremo e c'è qualche chance che gireremo l'Europa tra la primavera e l'estate prossima. Però specifichiamo: non voglio un tour dispendioso ed impegnativo. Mi basterebbero una dozzina di date selezionate nei migliori club del Vecchio Continente. Tutto qui”.
Hai altri progetti in serbo per il 2008?
“Sì, mi sto esercitando con la Jon Lord Band perché, una volta trovata l'amalgama con i miei musicisti, non mi dispiacerebbe tornarmene 'on the road' pure con quest'altro progetto. Come scaletta potrei riproporre un buon mix tra i brani di 'Pictured Within' e 'Beyond The Notes', i miei due ultimi lavori solisti, più una buona dose di Hammond-rock... Un nuovo album a firma Jon Lord? Sto pensando anche a quello ma, in tal caso, se ne riparlerà forse nel 2009”.
Hai mai nostalgia dei tuoi trascorsi nei Deep Purple?
“Nostalgia? Cero che ne ho! Ho trascorso quarant'anni della mia vita in compagnia di quei musicisti e non potrei mai dimenticarli. Ma ciò che cerco ora non è una reunion della Mark II, ovvero la nostra formazione classica con Gillan, Blackmore, Glover, Paice e me. No, ciò che voglio è partecipare ad una festa. Una serata-evento che raccolga sul palco tutti i vecchi componenti di ogni epoca dei Deep Purple impegnati in un concerto indimenticabile”.
Bolle già qualcosa in pentola?
“Guarda, l'anno prossima cadrà il quarantennale dalla fondazione del gruppo. Dovremmo risentirci più avanti (Lord tentenna, Nda)... Però, se ci impegneremo tutti quanti assieme, è probabile che qualcosa accadrà!”.
(22 novembre 2007)
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