CRISTINA DONA': L'INTERVISTA
La “quinta stagione” è il momento nella medicina tradizionale cinese che anticipa i cambiamenti, che prepara il corpo al passaggio dall’autunno all’inverno. Ma è anche il titolo dell’ultimo album pubblicato da Cristina Donà. Un disco – uscito lo scorso settembre e in tour in questi giorni - che per lei ha rappresentato davvero un cambiamento, il più importante di tutta la sua carriera di cantautrice folk rock: il passaggio da un etichetta indipendente come la Mescal, con la quale ha collaborato dal suo debutto nel 1997, a una major come la Emi. In questi dieci anni di duro lavoro nel sottobosco della canzone italiana, Cristina Donà ha pubblicato quattro dischi, di cui uno in inglese; ha scritto libri; ha vinto vari premi, tra i quali anche il Tenco; ha conosciuto e collaborato con molti musicisti; ha ricevuto ottime critiche anche in Inghilterra e ha pubblicato il suo album omonimo del 2004 in 33 paesi. Nonostante questo, passare a una major è stato per lei un cambiamento non facile. “Ci sono forze più difficili da controllare a livelli superiori di mercato. Quando la Emi mi ha voluta io avevo già una personalità definita, ma temevo potesse non bastare. E’ stato un passaggio abbastanza forte”.
Cristina, per questo motivo hai scelto di intitolare il tuo nuovo cd la Quinta stagione?
“Già, da tempo sono affascinata dalla medicina cinese. Mi piace il modo che ha di curare i problemi del corpo ma anche della psiche. Questa idea di un momento intermedio, prima di un cambiamento importante, mi è sembrato quindi adatta come titolo del disco, che è nato e si è sviluppato quasi del tutto attorno al concetto di preparazione a un eventuale momento difficile, dove verificare le strategie di sopravvivenza di ogni giorno acquisite dopo anni di lavoro”.
Il tuo stile, a metà tra cantautorato e rock americano, ti ha reso spesso una voce difficile da inquadrare. Quali sono state le influenze maggiori della tua carriera?
“Da sempre sono più legata a cantanti donna. Mi piace moltissimo Joni Mitchell, a cui mi sono ispirata spesso anche per i testi. Ma anche Suzanne Vega e Sinead O’ Condor. E tra le mie ultime scoperte, mi ha ispirata molto per questo disco Joan as a Policeman: una giovane cantante di Brooklyn”.
Prima di iniziare a suonare, ti sei diplomata all’Accademia delle Belle Arti di Milano. Come mai?
“Sono nata e cresciuta in provincia, a Rho, dove l’idea che un giovane potesse iscriversi al conservatorio era difficile da accettare. Ricordo che alle superiori, il professore di disegno un giorno mi disse che un mio lavoro gli ricordava Modigliani, che avevo talento. Così, scelsi Brera. Poi ho lavorato per il teatro, nel campo della scenografia. Ma proprio in quegli anni mi sono convinta che il mio destino era quello del musicista”.
(20 dicembre 2007)
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