THE STYLES: L'INTERVISTA
Si può suonare come i californiani Green Day e avere tutti lo stesso cognome come fecero nei Settanta i newyorchesi Ramones. Ma The Styles arrivano da Erba, provincia di Como. Si chiamano Guido, Steve e Luke. E hanno tutti lo stesso cognome, molto diffuso in Brianza. “Dopo aver suonato in una band a Philadelphia, tre anni fa tornai in Italia e decisi di formare un gruppo di musicisti col mio stesso cognome. Cominciai a sfogliare l'elenco telefonico e così ho conosciuto gli altri. Ma prima di loro sono stati ben quindici le persone con cui ho provato a suonare", spiega Guido, 25 anni, batterista e fondatore della band. Per loro il successo è stato quasi esponenziale: prima con un buon singolo registrato assieme a J-Ax degli Articolo 31. Poi, con l’apertura degli ultimi due concerti di Vasco a Milano e Torino.
Guido, solo fortuna la vostra?
“Anche, certo. Ma ci ha aiutato soprattutto il fatto di suonare canzoni rock fresche e veloci. La nostra amicizia con J-Ax è nata proprio per questo. Una sera lui ha visto un nostro video. Si è rivolto alla sua casa discografica, che è anche la nostra, e ha detto che gli piacevamo. Era convinto che fossimo inglesi, visto che quella è la lingua che usiamo per i nostri testi. In realtà, abitavamo a pochi chilometri da lui”.
Come è andata invece per Vasco?
“Ci ha chiamato lui: noi non ci saremmo mai sognati di proporci come spalla”.
Paura ad affrontare in una volta sola 75mila spettatori?
“Niente affatto, paradossalmente, dopo quell’esperienza, ci infastidisce di più suonare per dieci persone. Il nostro lavoro è fatto anche di forza e coraggio davanti a platee immense”.
A quando il prossimo cd?
“Tra breve, speriamo. Abbiamo già molte canzoni e ci piacerebbe riproporle con altre sonorità. Cambiare è bello, come facevano in Beatles. In fondo, più che i Green Day o i Ramones, sono loro i nostri idoli".
(03 febbraio 2008)
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