FINLEY: L'INTERVISTA
Non fosse per la loro età, a sentirli parlare si potrebbe persino scambiarli per quattro scafati musicisti. Eppure i Finley, quartetto rock milanese tra gli idoli dei teen-agers, in quattro non fanno neppure novant’anni. Tra poche settimane debutteranno sul palco dell’Ariston, per la loro prima volta al Festival di Sanremo. Una bella prova, non c’è che dire. Ma Carmine “Ka” Ruggiero, Danilo “Dani” Calvio, Stefano “Ste” Mantegazza e Marco “Pedro” Perdetti hanno già le idee chiare su cosa aspettarsi. “Cercheremo soprattutto di avere più visibilità possibile, perché uno share come quello di Sanremo lo si può avere solo una volta. E se uno sbaglia, peggio per lui ”, spiegano loro.
Sarà che ormai, dopo due dischi (“Tutto è possibile” e “Adrenalina”) e centinaia di concerti, forse si sentono pronti quasi a tutto, a dispetto dei vent’anni che hanno. O forse, più plausibile, ancora una volta il loro mentore e produttore Claudio Cecchetto, che negli anni Ottanta a Sanremo era praticamente di casa, deve avergli dato le giuste indicazioni. “Claudio ci ha spiegato così tante cose che sarebbe impossibile riportarle tutto. In fondo, lui è uno dei pochi ad aver in Italia così tanta esperienza in fatto di musica e show business”, ammette Pedro, voce e leader dei Finley.
Ma almeno un po’ di soggezione, davanti a tutte quelle telecamere, ce l’avrete?
“Certo, è sempre difficile pensare di essere in televisione con un pubblico di almeno dieci milioni di spettatori e rimanere impassibili. Però, per chi fa il nostro lavoro, è indispensabile mantenere i nervi saldi. A Sanremo, soprattutto, dove è facilissimo anche sbagliare cantando dal vivo”.
Voi cosa avete in mente per non perdere la calma?
“Cercheremo, di suonare e cantare al meglio per far arrivare emozioni anche a chi ci guarda da casa. E per fare questo, l’unico modo è quello di credere nella canzone che si porta in gara. E poi, perché no, tentare anche di divertirsi. Siamo giovani e musicisti. Anche nel nostro lavoro bisogna essere professionali, ma lasciare un po’ al caso a volte dà più sapore alla musica”.
Com’è nata “Ricordi”, la canzone che portate al festival?
“Adrenalina”, il nostro secondo cd, è stato registrato, come dice bene il titolo, davvero tutto d’un colpo. “Ricordi” però non ci convinceva negli arrangiamenti. Per scherzare, dicevamo spesso: “questo è un brano che andrebbe bene per Sanremo”. Così, l’abbiamo messo da parte e ora è tornato utile proprio per il Festival. Si tratta di una ballata d’amore. Ci crediamo molto”.
E se vincerete?
“E’ un’ipotesi talmente remota che non l’abbiamo nemmeno presa in considerazione. Teniamo i piedi per terra. Ci basta pensare che al pubblico piacerà la nostra canzone”.
(18 febbraio 2008)
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