Per tutti i fan del Blasco, è il “Re degli assoli”. L’anima rock di canzoni come “Gli spari sopra” o “Fegato spappolato”. Quello sempre alla destra del palco, con al collo una Stratocaster vintage bianca. La sua preferita quando si deve suonare dal vivo. E la stessa che probabilmente imbraccerà anche per i prossimi live estivi di Vasco, compresi quelli del 6 e 7 giugno a San Siro. Californiano di Oakland, 48 anni, da quasi quaranta con le mani su una sei corde, Stef Burns è il chitarrista del Blasco dal 1993. Un’amicizia nata dopo un concerto di Alice Cooper: uno dei tanti con cui Burns ha suonato oltre a Stevie Wonder, Huey Lewis & The News , James Taylor, Sheryl Crow, Nile Rodgers.

“Ho cominciato ad ascoltare musica sin da piccolo. Mia madre ha sempre suonato il piano, mentre mio padre si diverte tuttora a improvvisare musica folk. Grazie a lui ho scoperto la chitarra all’età di dodici anni”, spiega Stef in un italiano maccheronico. In questi settimane, Burns è in Italia con una band per promuovere il suo nuovo disco, “World, universe, infinity”, il secondo da solista dopo “Swamp tea” del 1998. Si tratta di una breve tournée nei club che Stef sta portando in giro, giusto poco prima di cominciare le prove per le prossime fatiche estive.

Burns, come ha conosciuto Vasco?
“Mi vide suonare a un concerto di Alice Cooper. Io gli piacevo già perché ero alla chitarra in “Hey stupid”, un brano di Alice che Vasco ascoltava molto. Così, mi hanno contattato, chiedendomi di partecipare a una session di registrazione con lui. Il primo disco che abbiamo registrato insieme è stato “Gli spari sopra”. Tra noi è nata subito un’ottima intesa, anche se io non avevo mai sentito parlare prima di Vasco. E’ davvero una persona straordinaria”.

In che senso?
“Nel senso che ti lascia libertà assoluta di suonare davvero come vuoi. Per lui è fondamentale essere se stessi”.

Con Vasco è salito sul palco anche più volte a San Siro. Cosa si prova davanti a una folla così?
“Dico solo che prima di conoscere Vasco avevo già provato in America varie volte l’emozione di uno stadio, ma niente è paragonabile a quando si va sul palco con lui. Il merito credo stia soprattutto nell’energia e nel calore che Vasco sa tirar fuori da ogni fan, perché è una cosa che ho visto a Milano ma anche in ogni altro stadio italiano in cui abbiamo suonato”.

Lei è presente anche nel nuovo disco di Vasco, in uscita tra qualche settimana. Come sarà?
“Sarà un album molto rock. E’ stato registrato a Bologna e Los Angeles, ma io ho partecipato solo in parte alle session”.

Mentre il suo disco com’è nato?
“E’ stato scritto tra un tour e l’altro. Mi porto sempre dietro uno studio mobile e mi piace scrivere e registrare canzoni nelle camere d’albergo o nel backstage. E’ un disco rock blues, con richiami anche al jazz, una delle mie passioni”.

Dal vivo, per il suo tour, riserva qualche sorpresa?
“Sì, perché oltre alle canzoni dell’album farò anche alcune cover: tra cui "Little wing" di Jimi Hendrix e “Dig a pony” dei Beatles, che suonano sempre freschi e attuali”.

(22 febbraio 2008)