Ricominciando da Capa. Caparezza. "Faccio politica anche quando respiro", canta in "Abiura", uno dei brani del suo nuovo disco. E infatti "Le dimensioni del mio caos", da qualche giorno portato in tour, è uno stralunato e irriverente patchwork musicale: un concept album, nel senso di un disco con un sottile filo rosso a legare ogni brano a metà tra rock e hip hop, che per ambizione e complessità si avvicina alle stravaganti imprese di Frank Zappa, zeppo di invettive, strali, critiche al limite della censura contro un'Italia in disfacimento. Bisogna ascoltarlo un po' di volte per non rimanere schiacciati dal vortice delle parole. Eppure è già arrivato al terzo posto delle classifiche, segno che la musica sfrenata e intelligente di Caparezza sa anche farsi ascoltare.

Ecco la nostra intervista.

Caparezza, ogni disco per lei è un'occasione per stupire.
"E' che io sono fatto così, non amo ripetermi. Poi, per questo album, mi sentivo davvero di dire le cose come le vedo io, senza filtri né limiti. Per farlo, mi sono inventato dei personaggi immaginari al centro del disco attraverso i quali raccontare ciò che penso: un muratore sfruttato e perdente chiamato Luigi delle Bicocche e Ilaria, una sessantottina che viene trasportata nel 2008 dagli anni '60 con un varco spazio temporale e traviata dai falsi miti dei giovani d'oggi. All'inzio, avevo pensato a un album con un unico protagonista a spasso per varie epoche che una volta arrivato, che so, nel 1700, cantasse con basi di musica barocca. Ma poi ho scelto concentrami solo sul presente".

Il primo brano del disco, "La rivoluzione del sessintutto", è un chiaro omaggio al '68.
"Già, trovo che oggi ci sia molto da imparare dal '68 e dallo spirito di lotta degli anni '70. Rimpiango quel senso di collettività come popolo e come ideali che univa i giovani di allora, anche se io ero troppo piccolo a quei tempi per vivere ciò che succedeva. Credo che l'unico modo per uscire dal vuoto di oggi sia recuperare quel senso di unità che c'era allora".

In concomitanza al nuovo disco ha pubblicato anche il suo primo libro.
"Si intitola "Saghe mentali" ed è una sorta di raccolta di tutti i testi scritti per le mie canzoni. Era un'idea che avevo per la testa già da molto tempo, ma ho preferito aspettare di avere sufficiente materiale da pubblicare. E' un libro diviso in parti diverse: un tomo per ogni cd, con molti disegni e pagine colorate realizzate da me".

Che ricordi ha di quando, sino agli anni '90, ha lavorato come grafico a Milano?
"A Milano ho vissuto per dieci anni, cambiando varie case. E' una città che per me provinciale ha fatto molto, sia perché con la sua frenesia e competizione mi ha svegliato insegnandomi spesso a darmi da fare per ottenere ciò che voglio, sia perché qui ho tenuto alcuni dei miei primi concerti nei centri sociali e nei club".

Adesso dove vive?
"Vivo sempre a Molfetta, ancora con i genitori. Con i primi soldi guadagnati mi sono costruito uno studio dove passo tutto il mio tempo. Ma prima o poi me ne andrò, perché sogno una famiglia con dei figli".

(28 aprile 2008)