Vintage e postmoderno. Visionario e demenziale. Cantautore o fantautore, come qualcuno l'ha definito coniando persino un nuovo termine per un autore che nella fantasia ha il suo forte. Difficile incasellare Bugo, il musicista più squinternato di San Martino di Trecate, piccolo centro in provincia di Novara, tra risaie e granoturco. Lui, Cristiano Bugatti, il suo vero nome, lì ci è nato e cresciuto per quasi trent'anni, per quattro lavorando anche nel fonderia del padre. "Uno dei momenti più bui della mia vita", spiega. Ma poi ha deciso di prendere il treno e di trasferirsi nella vicina Milano, convinto che nella metropoli avrebbe trovato di che sfamare la sua curiosità di artista e cantautore. E così è stato: "per anni mi sono trovato in mezzo a persone che proprio non mi capivano. La provincia esiste eccome ed è un maglio che a volte si chiude intorno a te senza lasciarti alcuna possibilità di sognare. Per questo me ne sono andato a Milano, dove ho trovato gente come me interessata a fare musica in modo sempre diverso".

Ecco il punto strano di Bugo, la sua musica. Che non è propriamente cantautorale e neppure solamente rock, blues o folk. E' qualcosa che sta nel mezzo, con spregiudicate deviazioni dance come per l'ultimo suo disco pubblicato poche settimane fa e intitolato "Contatti". Da quest'ultimo album, il sesto in carriera dal debutto del 2000 "Pane, pene, pan" e il terzo per una major, è stato estratto anche il singolo "C'è crisi", diventato un po' il termentone radiofonico di questi tempi dopo la sua esibizione a "Quelli che che il calcio" di Simona Ventura. Che è rimasta colpita soprattutto dalla vena ironica di Bugo e dal suo sproloquio demenziale. Motivo per cui ha persino scelto "C'e crisi" come canzone per ogni stacchetto prima della pubblicità. "Ma la cosa buffa in tutto questo - continua Bugo - è che non siamo affatto amici. Sono stato chiamato dagli autori del programma per cantare il mio pezzo, senza alcun accordo. Doveva essere una normale esibizione promozionale. Ma poi, alla fine, Simona si è avvicinata per dirmi che “C’è crisi” le era piaciuto molto e che voleva usarlo in trasmissione. Non sapeva neanche chi fossi, ma è rimasta colpita dalla mia esibizione in studio con una lavatrice sul palco”.

Insomma, un tipo bizzaro. Se vogliamo miglia e miglia distante anche dallo stereotipo del musicista indie e alternativo passato grazie a un'alta rotazione su Mtv. "Quello che mi interessa non è mai somigliare agli altri. Piuttosto cercare di fare esattamente il contrario. Mi piace scrivere partendo dalla quotidianità: cose semplici come per esempio il racconto di un tizio che si lava i denti, si cucina una pasta al burro o pesta una cacca. Quello che faccio o canto semplicemente è il mio modo di essere. Preferisco essere così che annoiare cantando di politica". Eppure, non pensate a un artista staccato da ogni riferimento culturale. "Semplicemente, non mi interessano i cantautori politici. Preferisco semmai i romantici come Luigi Tenco. Quanto alla lettura, ho sempre amato sin da giovane Rimbaud. Oggi, l'ho abbandonato per altri scrittori, come la poetessa Amelia Rosselli".

Il suo ultimo disco, prodotto da un guru dell'elettronica sacra come Stefano Fontana, alias Stylophonic, contiene anche un brano scritto a quattro mani con Aldo Nove, ex autore cannibale. Come è nata la collaborazione con Fontana e Nove? "Per questo album volevo una musica che creasse contrasto. Roba tipo new wave e musica scritta con la chitarra. Fontana è uno dei personaggi più interessanti dell'elettronica, così ho pensato che potesse aiutarmi. Mentre per Aldo Nove, mi è sempre piaciuto il suo stile libero. In un disco gli avevo anche dedicato una canzone. Poi, un giorno l’ho chiamato e ha accettato di scrivere con me un nuovo brano. Ma non ci siamo neppure incontrati: abbiamo fatto tutto via e-mail".

(12 maggio 2008)