PAUL WELLER: IL RITORNO

Un pomeriggio milanese come tanti di fine luglio. Caldo torrido, smog, traffico e tutta una serie di luoghi comuni che puoi alternativamente eliminare o chiudendoti in casa/ufficio con l’aria condizionata oppure mescolandoti alla moltitudine di anime in affanno, ma solo dopo esserti dotato di un qualsiasi lettore musicale con cuffie che ti pompano nelle orecchie. In effetti il pomeriggio in questione non è poi esattamente come gli altri. E’ segnato da giorni sul calendario con due lettere che la dicono lunga: PW, ore 15, Jungle Sound. Un privilegio, quindi, quello di poter ascoltare in anteprima il nuovo album di Weller e discuterne con lui di persona.



Entiamo. Un'ora di tempo buona per ascoltare il cd, 53 minuti di un ennesimo miracolo del “vecchio” - musicalmente parlando si intende - mod-father. Tre anni dopo “Illumination” e a uno soltanto dall’acclamato cover album “Studio 150″, il signore in questione ci mette tra le mani, con classe e disinvoltura, altre 14 nuove canzoni raccolte sotto il titolo "As Is Now", lavoro frutto di una lunga pausa ma che arriva in un momento perfetto, proprio ora che le band inglesi – la maggior parte delle quali devono molto, per non dire tutto, a Paul Weller – vivono un periodo di grande creatività e visibilità sulla scena internazionale.



Ha ragione quindi chi sostiene che anche per questo motivo “As Is Now” si presenta come una pietra miliare, un ritorno allo stile che ha fatto di “Wildwood” e “Stanley Road” due capitoli fondamentali nella storia del pop britannico. E nel disco c’ è proprio tutto: dal soul al mod-punk dei primi Jam, dal pop sofisticato degli Style Council agli Small Faces.



L’ascolto termina lasciandoti una voglia di fare rewind che ti sale dentro, almeno tanto quanto quella di incontrare Mr. Weller. Ci spostiamo al piano superiore: per fortuna c’è da bere che il caldo persiste e Milano non perdona in queste cose.
Poco dopo, finalmente, arriva lui, Paul, capelli più lunghi del solito, di un improbabile biondo, occhiali con le lenti sul rosso e un po’ di pancia ma con un fisico asciutto. I pantaloni di velluto blu a coste indossati con una magliettina nera e una giacca di jeans verde militare firmata Yves Saint Laurent con al bavero appuntate due spille: una dei Libertines, l’altra di Ringo Starr (wov!).



L’atmosfera è volutamente informale, Weller non voleva una classica conferenza ma uno scambio di opinioni, quattro chiacchiere tra amici che si bevono una birra. E così è stato.



Superato l’imbarazzo iniziale e dopo aver invidiato chi, saggiamente, si faceva autografare il primo album in vinile dei Jam, le battute scivolano involontariamente sul frivolo, e scopriamo che ora Paul si sente più un “mocker” (cioè a metà tra un mod e un rocker), che con quattro figli ha abbandonato la Lambretta per una Mini, che in molti gli hanno chiesto di riformare i Jam ma che lui si è sempre rifiutato e che non si sente per nulla un’icona del rock ma di certo gli fa piacere che molte giovani band citino la sua musica e la sua storia come un punto di riferimento fondamentale.



Sì, ok, ma sull’album nessuna battuta? Possibile che nessuno faccia una domanda su “As is now”? Per fortuna Paul aveva già detto la sua in merito. “Sentivo che dovevo prendermi un periodo di pausa dalla scrittura e un album di cover come ‘Studio 150′ mi ha permesso di non preoccuparmi di far uscire qualcosa di nuovo e a quel punto i nuovi brani sono arrivati con naturalezza, come in un flusso inarrestabile”.



Il lavoro su ‘As Is Now’ è partito – come sempre – dai demo di Paul, registrati presso il Black Barn, il suo studio privato. In quel momento era anche impegnato in una tournée primaverile che è culminata nel concerto all’Hammersmith Apollo, evento galvanizzante anche per la band che ha deciso di completare il lavoro sui demo cercando di catturare la stessa intensità del live. “Era la cosa migliore che potessimo fare: avevamo già cominciato a testare i brani durante i soundcheck e c’eravamo accorti di come avessero finito per assorbire quell’atmosfera eccitante. Volevo esattamente questo per il mio nuovo album”.



Il risultato è un album che sembra riassumere l’intera carriera di Weller suonando al tempo stesso istintivo e modernissimo. “Non mi sono mai preoccupato troppo di come suonassero le canzoni o a cosa potessero assomigliare – semplicemente uscivano dalla mia testa e io mi limitavo a buttarle giù nella forma migliore”. E da questa idea arriva anche il titolo, dice Paul: “Mi piace la semplicità del concetto che questo titolo esprime: vivere intensamente, godendo appieno di ciò che ti sta di fronte istante per istante”.

(g.l.)

(07 ottobre 2005)

 
 
 
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