SIKITIKIS: L'INTERVISTA
Un nome e un titolo, quello del vostro cd, che suonano davvero strani o almeno incomprensibili a molti. Volete spiegarceli?
"Il nome del gruppo deriva dalla parola SICK (inglese: malato, morboso, fuori di testa) e il termine polinesiano TIKI che indica una divinità tribale venerata come simbolo dei primi uomini sulla terra e della fertilità. Il deserto del tiki un luogo che non esiste, appartiene esclusivamente al nostro immaginario".
Com'è nato il vostro disco? E la collaborazione con Max Casacci e Casasonica?
"Diablo ha conosciuto Max durante la sua esperienza di assistente di produzione ai concerti di un local promoter cagliaritano. Era il 2000. Quando i SikitikiS hanno esordito Casacci si trovava a Cagliari, è venuto a vederci e gli siamo piaciuti. Col tempo il legame si è rafforzato sia a livello artistico che umano. E' stato bello quanto naturale, per noi, costituire la prima uscita di Casasonica".
Fa specie che un gruppo come il vostro venga dalla Sardegna che, per anni, è stata una regione quasi dimenticata dalla musica italiana. Quali sono stati i maggiori problemi e quali, per certi versi, i problemi di vivere lontani da centri musicalmente importanti come Milano?
"Il problema più evidente della Sardegna è che fra il dire e il fare, il mare c'è sul serio. Siamo stati aiutati da una grande determinazione e da tanto coraggio (o incoscienza?) che abbiamo avuto (e tuttora abbiamo) nell'affrontare i sacrifici necessari. Tendenzialmente crediamo che oggi come oggi, vivere in una città musicalmente importante come Milano, sia meno determinate rispetto a qualche anno fa. Lo dimostra una crescita numerica dei gruppi che si stanno affermando anche se provenienti dalla provincia".
Adesso vivete a Torino, una città molto fertile dal punto di vista artistico. Vi ha aiutato molto a livello ispirativo?
"La nostra musica è fortemente cagliaritana, le atmosfere a cui facciamo riferimento appartengono al nostro vissuto isolano. Torino ha la grande capacità di mostrarti come si lavora. Sotto la mole ci sono tante persone in grado di insegnarti tante cose in un anno che i Sardegna non impareresti in dieci".
Siete anche molto legati al cinema italiano. Perché?
"Il cinema di genere, italiano e non, fa parte integrante dello stile SikitikiS. Quei film degli anni 60 e 70 sono stati una grande fucina di talenti ed un campo di esplorazione privilegiato per musicisti, registi e sceneggiatori. Le colonne sonore di quei film fanno parte, secondo noi, della musica più bella prodotta negli ultimi 50 anni. Il nostro rispetto ed amore incondizionato vanno ai Maestri come Morricone, Umiliani, Piccioni, Micalizzi in musica o Leone, Petri, Risi e Monicelli nel cinema".
Come nascono le vostre canzoni?
"Fondamentalmente nascono voce e chitarra acustica da Diablo e Jimi, per poi essere arrangiate in sala prove dalla band. Per quanto si prediliga la sperimentazione o le strutture aperte, abbiamo scelto comunque di lavorare sulla forma-canzone".
Siete in cinque e tra voi non c'è neppure una chitarra. Una scelta stilistica un po' strana, soprattutto se si pensa al genere che suonate?
"Quando ci siamo formati abbiamo cercato un chitarrista, ma non è arrivato. Allora abbiamo deciso di trasformare questa mancanza in uno stimolo per nuovi arrangiamenti. Durante la registrazione di "Fuga dal deserto del tiki" abbiamo formalizzato la cifra stilistica del suono SikitikiS. Il fatto di suonare comunque rock determina il ricorso alle distorsioni, ai crunch e ai fuzz sul basso".
Un sogno nel cassetto?
"Realizzare delle colonne sonore".
Progetti futuri?
"E' appena partito un giro promozionale che ci vedrà impegnati fino ad aprile in varie parti d'Italia; porteremo in giro il live vero e proprio, alcuni progetti di sonorizzazione legati al cinema di Petri e degli showcase della nostra etichetta, CasaSonica, in compagnia dei Cinemavolta e dei dj set di C-Max e Ninja. Maggiori dettagli su www.sikitikis.com".
(23 febbraio 2006)
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