DEPECHE MODE: L'INTERVISTA

Notturni, misteriosi, sensuali. Da oltre vent'anni sono uno dei gruppi più ammirati dell'elettronica dark, l'unico gruppo a essere sopravvissuto all'epoca del techno pop (gli anni Ottanta), ad aver portato musica creata dalle tastiere negli stadi dei concerti rock (anni Novanta) e ad aver infine creato uno stile unico, diventato fonto di ispirazione per centinaia di band: dai nostri Bluvertigo sino agli Smashing Pumpkins. Questi sono i Depeche Mode - in questi giorni live in Italia - e noi li abbiamo intervistati per voi sulla genesi del loro ultimo disco, Playing the Angels. Ecco il resoconto dopo quattro chiacchere con il cantante Dave Gahan.



Cosa mi puoi dire del nuovo album?

"Puoi pure immaginarlo come un nuovo inizio. Solo un paio di anni fa non avrei mai scommesso di tornare nel gruppo dopo la mia breve carriera solista. Eppure questo è un album che volevamo fortemente come Depeche Mode. In fondo, se ci pensi, in venticinque anni non abbiamo mai smesso di vendere dischi. Il fallimento è una parola che non esiste all'interno di questa band. Siamo una dei gruppi con più anni alle spalle di carriera del Regno Unito. Questa ora è la nostra forza e il kotivi per cui sarebbe stato stupido fermarci".



Cosa ne pensate della stampa e di chi vi vede solo come un gruppo pop?

"Abbiamo sempre avuto considerazione da parte dei fan e dei critici. Forse, in Inghilterra, abbiamo pagato il fatto che il nostro primo singolo di successo Just Can't Get Enough era solo una canzoncina pop, perciò per un po' di anni siamo stati visti e giudicati solo per quello. Ma ora il nostro sound è cambiato e noi siamo più maturi".



Playing The Angels sembra infatti uno dei vostri dischi migliori di questi ultimi anni...

"Si, è vero, con una buona parte anche del nostrp arrangiatore. Siamo stati influenzati da lui e dal buon periodo che sta cavalcando la band e il nostro nome".



Avete anche scritto un paio di canzoni con testi impegnati, come quello del primo singolo Precious.

"Sì, perché ora io vivo a New York e sono quello che sta succedendo in America e nel mondo. Non siamo un gruppo politicamente schierato ma sappiamo bene cosa è più in sintonia con noi. Tutti ci siamo abituati ormai a volere sempre di più, per cui non ci accorgiamo quando usiamo prepotenza o diventiamo abituati a cose troppo materiali, che finiscono per farci pensare sempre meno alla vita e a quello chi ci sta intorno".



Nel '94 registraste qui a Milano un dei vostri album dal vivo. Fu davvero un bel concerto...

"Mi piace molto l'atmosfera del palco. Ogni volta ho persino paura di salire sul palco, ma poi l'energia prende possesso di me".

(17 giugno 2006)

 
 
 
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