TAKE THAT: L'INTERVISTA
E' dal 1996 che in tanti li stavano aspettando. Alla faccia di chi ha sempre pensato che ci saremmo sognati un ritorno dei Take That perché ormai dimenticati da tutti, la boy band più famosa del pianeta sta per tornare con un nuovo cd, Beautiful World, preceduto dal singolo Patience, già in rotazione radiofonica.
Ecco la nostra intervista a Mark Owen, Jason Orange, Howard Donald e Gary Barlow.
Dieci anni dopo il vostro successo, cosa si prova a tornare di nuovo sull'onda?
Jason Orange: "E' qualcosa di davvero strano, quasi un regalo dopo la fine del successo di allora. Pensando ai concerti che abbiamo fatto poco tempo fa in Inghilterra, io ero persino impaurito, scioccato nel ritornare sul palco davanti al pubblico. Per me è quasi un insieme di emozioni diverse: paura e gioia. E tutto davvero molto strano, perché in fondo è come se fosse un deja-vu".
Quale era l'età dei fan ai vostri ultimi concerti?
J.O.: "Non tutti erano ex ventenni invecchiati. Con nostra sorpresa, il pubblico era eterogeneo: composto da giovani e meno giovani, vecchi fan e teen-agers che magari ci conoscono solo per i racconti dei fratelli maggiori".
Come vi sentite oggi su palco, nella parte di intrattenitori musicali?
Howard Donald:"Guardandoci indietro, dieci anni fa eravamo soprattutto dei ballerini che cantavano, che ballavano come pazzi. Oggi, i nostri show si basano invece più sull'aspetto vocale, con un crescendo musicale che dà più spessore al concerto".
Gary Barlow:"Tuttora, quello che comunque cerchiamo di rappresentare dal vivo è comunque un via di mezzo tra un concerto e uno spettacolo: una sorta di show di intrattenimento".
Un po' come fa ora Robbie Williams. Avete mai provato invidia per il suo successo?
J.O.:"Nel 1998, ero in Tailandia quando vidi in televisione passare il video di "Angel". Ricordo che rimasi a bocca aperta, pensando al successo che in quel momento aveva raggiunto quella canzone e poi a Robbie, come una star planetaria ma senza più noi intorno. Sono sincero, in quel momento provai paura e nello stesso non mi piacque affatto quello che gli stava succedendo: sentii dentro di me una sorta di rancore nei suoi confronti. Ora è diverso, gli voglio bene e con ciò sono contento per come sta andando la sua vita e la sua carriera di cantante pop".
Mark Owen:"Poco tempo fa, prima di un nostro concerto, eravamo in un hotel a Londra, quando ci siamo incontrati con Robbie. E' stato un piacere, era sempre il vecchio Robbie e non la star spocchiosa e arrogante che molti magari pensano. Abbiamo parlato di noi, del nostro concerto, delle nostre canzoni e credo che Robbie, in quel momento, sarebbe stato felice di essere di nuovo uno dei Take That".
Avete ascoltato Rudebox, il nuovo disco di Robbie?
J.O.:"Ho sentito solo una volta il singolo e mi piace, ma il disco l'ho comprato solo stamattina. Posso dire che non credo affatto che sia un brutto disco come lo definisce certa stampa. Penso anzi che sarà uno sorpresa per tutti i suoi fan".
E' vero che Robbie è rimasto impressionato dal vostro nuovo album?
M.O.:"Ho letto la stessa cosa sui giornali, ma non saprei dirti se è tutto vero".
Quale logica credete ci sia ora nel tornare come una boy band quando, in realtà, siete ormai adulti e più vecchi di dieci anni?
J.O.:"Non c'è molta logica guardando la nostra reunion in questa prospettiva, effettivamente. Ma non c'è stato nulla di pianificato: a un certo punto ci siamo trovati per provare di nuovo a fare musica e questa è la prospettiva migliore che ci si possa aspettare dalla nostra vita. Io sono stato forse il più spaventato dei quattro nel momento di decidere, ma non ho potuto fare altro che dire "sì, va bene, facciamolo".
H.D.:"E' stato tutto molto istintivo: tornare a fare un disco, rimettersi a creare delle melodie, lavorare ancora insieme. Questa è la logica del nostro ritorno e in questo senso è stata pure veloce e facile".
Come avete scritto le canzoni del nuovo disco?
"Ci siamo trovati in uno studio pensando soprattutto al fatto che non potevamo immaginarci come dieci anni fa. Siamo tutti cresciuti e questo era il punto di partenza, la prima riflessione da fare per scrivere delle nuove canzoni".
Come è andata per la registrazione del video di Patience in Islanda?
M.O.:"E' stato davvero faticoso, abbiamo lavorato per più di dodici ora consecutive. Ma è stato anche divertente".
Farete un tour prossimamente in Europa?
H.D.:"Prima dobbiamo aspettare di vedere come andrà l'album e poi magari si potrà pianificare anche un tour".
(01 novembre 2006)
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