NICCOLò FABI: L'INTERVISTA
Tornato con una nuova antologia, intitolata Dischi Volanti '96-'06, Niccolò Fabi, a solo una nno dall'ultimo disco, Novo Mesto, e da una tournée teatrale, è partito da poco per un nuovo tour. Ecco la nostra intervsita.
Fabi, perché questa nuova antologia?
"Dieci anni sono un po’ come un punto e a capo e ci tenevo a pubblicare un disco che fosse la somma della mia carriera. Progetti precisi per il futuro ancora non è ho. Continuerò certo a scrivere canzoni, ma è da tempo che sento anche il bisogno di misurarmi in qualcosa d’altro, magari collaborando con qualche collega in una veste inedita come quella di produttore o direttore artistico. Per questo, ho deciso di farmi accompagnare nel nuovo tour anche da due musicisti come Pino Marino e Roberto Angelici. Con loro c’è stima e amicizia reciproca da anni e per me è una sorta di banco di prova per abituarmi a lavorare al fianco di altri, magari in vista proprio di cambiamenti futuri”.
E’ passato solo un anno dalla sua ultima tournée teatrale. Com’è cambiato il suo approccio dal vivo?
“Ho scelto le canzoni che presenterò dal vivo tenendo conto soprattutto della voglia che ho di divertirmi sul palco. Questo perché il nuovo tour è decisamente molto più energico e d’impatto dei precedenti concerti nei teatri. Il fatto questa volta di aver deciso di suonare mei club non è casuale: la vedo come una possibilità per spingere sull’acceleratore e coinvolgere il pubblico”.
Perché per Novo mesto, l’album dell’anno scorso, ha scelto di registrare in Slovenia?
“Perché sono un musicista che non vuole adagiarsi, bisognoso di ricevere stimoli anche dal confronto con gli altri. Paradossalmente, non essendoci in Slovenia gli stessi macchinari tecnici che abbiamo in Italia, per registrare io e i miei musicisti siamo stati costretti a ricercare una particolare atmosfera umana tra di noi”.
Tornando a Sanremo, cosa ne pensa dei vincitori?
“Credo che la canzone di Cristicchi sia stata la più a fuoco con quello che è lo stile del Festival: bella ma anche facile da cantare. E sono contento ovviamente anche per il mio amico Silvestri: La paranza, nella mediocrità anche quest’anno del Festival, era una delle canzoni più orecchiabili e intelligenti nello stesso tempo”.
(05 marzo 2007)
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