CLUB DOGO: L'INTERVISTA
Anche in Italia, da un paio d'anni, c'è chi è riuscito a scovare idee, ispirazione, contesti culturali e malessere sociale adatti allo stile dell'hip hop, colmando così il gap musicale che ci divide dai maestri d'oltreoceano. Stiamo parlando dei milanesi Club Dogo, da poco usciti con un nuovo cd, Vile Denaro, il primo pubblicato per una major dopo due dischi da indipendenti, l'ultimo dei quali, Penna Capitale, arrivato a vendere quasi quattromila copie. Una bella cifra per un trio che, con le sue rime crude e ritmi serrati non ha mai lesinato forti critiche al sistema, descrivendo esperienze della Milano urbana e suburbana (i Club Dogo arrivano tutti dalla periferia milanese).
Vile Denaro, sin dal titolo, non fa eccezione. Pubblicato dalla Virgin, con l'aggiunta di sonorità soul e un uso di sintetizzatori, spara a mille contro la corsa senza scrupoli per i soldi, il presenzialismo facile, il desiderio di essere vincenti a tutti i costi. "Mali ancora più evidenti in un'Italia manipolata da una classe politica spesso affarona e inadeguata", spiega Jack La Furia: 28 anni, vero nome Francesco Vigorello, uno dei tre Club Dogo.
Per questo in un brano, Spaghetti Western, cantante anche contro la Lega e il ministro Calderoli?
"Già, troviamo assurda una proposta di legge per il possesso delle armi da difesa come la sua. Se facessimo davvero come pensa lui, l'Italia si trasformerebbe in un Far West".
Da cosa è partita l'idea per il titolo dell'album?
"E' un titolo che vuol fare riflettere su come da qualche tempo ormai per il denaro non ci sia più davvero alcun limite in Italia. Siamo tornati all'epoca della prima Repubblica. Corruzione a mille e inganni contro la povera gente, che è sempre quella che alla fine paga per tutti. Può sembrare retorica, eppure è proprio così. Basterebbe dare un'occhiata alle cronache di questi ultimi mesi: Vallettopoli è solo uno dei tanti esempi di come la gente è sempre disposta a tutto pur di far soldi. Vile Denaro è un titolo che a noi sembrava riassumere bene questo concetto. E poi è anche una provocazione: c'è chi pensa che ora, dopo aver firmato per una major, i Club Dogo smetteranno di essere i duri di sempre. Beh, si sbagliano di grosso".
Non avete avuto dunque alcun problema per i vostri testi....
"Assolutamente, in Virgin ci hanno lasciato carta bianca. Questo, del resto, è il nostro stile e sarebbe stupido cambiarlo ora che abbiamo raggiunto un certo successo".
A Milano soprattutto avete infatti guadagnato un buon seguito di fan...
"Almeno in questo si può dire che Milano ci abbia aiutato molto. Lo stesso fermento che si è creato in città in questi anni intorno all'hip hop è dovuto in gran parte ai tanti club e locali che Milano offre e al fatto che, essendo la metropoli più europea d'Italia, ci abiti molta gente con vari gusti musicali".
Il vostro è un rap militante. Quali sono le vostre influenze?
"Non amiamo particolarmente l'hip hop americano, davvero oggi troppo corrotto. Ci piacciono invece artisti anche molto lontani da noi, sia per età che per stile. Uno dei nostri preferiti è per esempio Nanni Svampa, di cui abbiamo usato anche una strofa dalla sua Porta Romana Bella".
I Club Dogo sono anche un collettivo di amici oltre che un gruppo...
"Esatto, ci conosciamo tutti da una quindicina d'anni, da quando frequentavamo la zona dietro San Babila. Ci chiamavano i "ragazzi del muretto". Siamo tutti molto legati: stesse passioni, idee e stessa classe, 1980".
Non credete che Vile Denaro sia comunque un po' una contraddizione ora che siete stati ingaggiati da una major?
"Teniamo molto ai nostri ideali. Ma non siamo ipocriti: a nessuno fa schifo diventare ricco. E noi, sinceramente, ce lo auguriamo".
(26 giugno 2007)
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