CHIETI Le origini antichissime della città affondano nella notte dei tempi. Secondo la leggenda fu Achille, l'eroe greco, a fondare il centro. Il toponimo "Teate" esisteva già nel 1000 quando la città divenne capitale dei Marrucini.
Popolo bellicoso, i Marrucini si affiancarono ai Romani contro Pirro e Annibale e poi sfidarono Roma a fianco dei Sanniti. Nella piena fase dell'Impero, divenne municipium e si arricchì di numerosi monumenti. Da quel momento iniziò una fase di declino che si concluse con l'assedio di Pipino (801).
La sua annessione al Ducato di Spoleto la fece assurgere al ruolo di baluardo di frontiera meridionale dell'Impero. Raggiunse però il massimo splendore con Carlo I che la designò capitale dell'Abruzzo Citra, il territorio alla destra del fiume Pescara. Sebbene l'ascesa della città dell'Aquila limitò la sua fama, divenne nel XV secolo metropoli dell'Abruzzo, con diritto di battere moneta propria, in quanto sede arcivescovile.
È nel 600, comunque, che la città assunse la fisionomia che tuttora la caratterizza, ad opera soprattutto del potere ecclesiastico.
I vecchi conventi rinnovarono il loro apparato e nuovi ordini religiosi, in gara tra loro, innalzarono imponenti edifici nel più puro spirito controriformistico, mentre si completò il grandioso palazzo del Seminario Diocesano.
Giunsero a Chieti i Gesuiti e gli Scolopi che vi organizzarono importanti collegi, autentici centri di cultura, e il nome della città si diffuse nel mondo grazie ai padri Teatini di S. Gaetano Thiene, cofondatore della Congregazione omonima insieme con Giampiero Carafa, Arcivescovo di Chieti e poi papa Paolo IV.
Nello stesso tempo fiorirono S. Camillo De Lellis, fondatore dei Chierici Regolari degli infermi, e padre Alessandro Valignani gesuita missionario in Cina, India e Giappone.
Nel secolo XVIII la città godette di un periodo particolarmente florido, approfittando delle riforme illuminate di Carlo III di Borbone, e partecipò al risveglio culturale nazionale aderendo all'accademia dell'Arcadia fondando una colonia denominata "Tegea" voluta e vivacizzata dal marchese Federico Valignani.
Con l'unificazione nazionale, a cui Chieti partecipò con vivida sensibilità, la città acquisto un respiro più ampio che trovò campo di realizzazioni economiche e sociali di rilievo, grazie anche alla nascita delle vie ferrate e alla stazione dello Scalo, vero volano delle potenzialità presenti nella valle.
Le fotografie di questa scheda sono state scattate da Pino Giannini. |